sabato 31 marzo 2012
venerdì 30 marzo 2012
I have a dream...
La lotta per l'uguaglianza tra le classi sociali fu coraggiosamente combattuta da uomini che hanno lasciato un forte segno nei posteri...fate tesoro delle parole di quest'uomo!
giovedì 29 marzo 2012
La guerra dei sei giorni ebbe inizio il 6 giugno 1967 e si annovera nella storia del conflitto arabo-israeliano come il terzo scontro militare,anche questo iniziato dagli arabi. Fu combattuta da Israele contro Egitto, Siria, e Giordania. L'Iraq, l'Arabia Saudita, il Kuwait e l'Algeria appoggiarono con truppe ed armi la fazione dei paesi arabi. Il conflitto si risolse in pochi giorni a favore di Israele che occupò i territori palestinesi; l'esito della guerra influenza ancora oggi la situazione geopolitica del vicino oriente.
mercoledì 21 marzo 2012
Ora che sale il giorno Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,tramonta nei canali.
È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchi mura,
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre bette il piede dei cavalli!
martedì 20 marzo 2012
domenica 18 marzo 2012
FALCONE E BORSELLINO
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due giudici siciliani che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia.
Di loro si racconta infatti che quando erano ancora adolescenti giocavano a pallone nei quartieri popolari di Palermo e che fra i loro compagni di gioco c'erano probabilmente anche alcuni ragazzi che in futuro dovevano diventare uomini di "Cosa Nostra".E forse proprio il fatto di essere siciliani, nati e cresciuti a contatto diretto con la realtà di quella regione, era la loro forza: Falcone e Borsellino infatti capivano perfettamente il mondo mafioso, capivano il senso dell'onore siciliano e capivano il linguaggio dei boss e dei malavitosi con cui dovevano parlare. Per questo sapevano dialogare con i "pentiti" di mafia, sapevano guadagnarsi la loro fiducia e perfino il loro rispetto.
src="http://digilander.libero.it/inmemoria/foto/damel.jpg" border="0" alt="" />
Di loro si racconta infatti che quando erano ancora adolescenti giocavano a pallone nei quartieri popolari di Palermo e che fra i loro compagni di gioco c'erano probabilmente anche alcuni ragazzi che in futuro dovevano diventare uomini di "Cosa Nostra".E forse proprio il fatto di essere siciliani, nati e cresciuti a contatto diretto con la realtà di quella regione, era la loro forza: Falcone e Borsellino infatti capivano perfettamente il mondo mafioso, capivano il senso dell'onore siciliano e capivano il linguaggio dei boss e dei malavitosi con cui dovevano parlare. Per questo sapevano dialogare con i "pentiti" di mafia, sapevano guadagnarsi la loro fiducia e perfino il loro rispetto.
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sabato 17 marzo 2012
domenica 4 marzo 2012
giovani e alcool
da un'inchiesta sul quotidiano Repubblica ...
Alcol, allarme rosso già a 12 anni
quella è l'età del primo bicchiere
Non stupisce che la percentuale sia suddivisa in modo equo tra maschi e femmine (608 i primi, 552 le bambine), preoccupa invece un altro dato: di questi, 900 su 1160 (il 77,5%) ha rivelato di averlo assaggiato in un contesto familiare. I ragazzini sono stati intervistati in forma anonima per tre mesi, da ottobre dell'anno scorso a febbraio. Il 18,1%, 220 su 1160, ha fatto il primo assaggio a 13 anni, mentre il 17,2 a 12 (200). Ovviamente, la percentuale cala andando verso il basso, con il 15% dei bambini di 11 (175) e il 12,9 di quelli di 10 (150).
È, tuttavia, inquietante il fatto che in questa statistica ci siano anche i bambini di 5 anni, che occupano il 9° posto con il 3,8%: in 45 hanno detto di conoscere già l'alcol. Lo studio condotto dal dottor Gianni Testino, epatologo dell'ospedale San Martino e vicepresidente nazionale della Società italiana di alcologia con Ornella Ancarani, caposala del San Martino e membro del direttivo, penetra in modo profondo nel fenomeno e lo scandaglia in tutte le sue più piccole sfaccettature.
Emerge, quindi, che dei 1160 ragazzini che hanno assaggiato una volta bevande alcoliche, 495, quindi il 42,6% (299 maschi e 196 femmine) ha continuato a bere regolarmente con queste modalità: 252 (21,5) una volta al mese, magari andando a mangiare una pizza con gli amici, il 21% tutte le settimane. "Un dato enorme", afferma Testino. Dei ragazzini che hanno bevuto tutte le settimane, quindi 243, il 10% (115) non può più fare a meno di bere tutti i giorni. Gli studenti sono stati "interrogati" non solo su quanto bevono, ma su quali conseguenze negative pensano che possa provocare l'alcol. Ebbene, il 64,4%, che vuol dire 970 su 1500, ha risposto che "se si beve poco si può tranquillamente guidare il motorino".
Un concetto di sottovalutazione del pericolo e di poca conoscenza dei danni che può causare l'alcol, vedendo anche che il 20,6% (310) ha dichiarato che "bere moderatamente può far bene". Questa situazione è dovuta anche ai messaggi distorti che lancia la televisione. Lo si capisce leggendo che il 23% (347) ha risposto di essere "entusiasta della pubblicità a favore delle bevande alcoliche". Auto che sfrecciano, birra che scorre a fiumi, sono un lasciapassare psicologico, tanto che il 20% non ha avuto problemi a dire che ha guidato anche senza patentino.
L'indagine della sezione ligure della Società italiana di alcologia, ha puntato anche a capire come trascorrono il loro tempo i ragazzini tra 12 e 13 anni e il loro rapporto con la televisione. Anche in questo caso, i dati devono far riflettere. Il 32,6% (488 su 1500) ha spiegato che passa 1-2 ore al giorno davanti a uno schermo. C'è chi tocca il picco di tre ore (395, il 26,3%), ma anche chi rimane incollato per quattro ore: 305 (20,3%).
Infine, alla relazione è stata aggiunto anche il capitolo che riguarda videogiochi e Internet. Il fatto che l'11,2 degli intervistati abbia detto di giocare tutti i giorni, non è un elemento da sottovalutare perché vuol dire che tra tv, chat, social forum, il tempo per fare attività fisiche e leggere un libro che non sia di scuola è ridotto al minimo.
"La pubblicità spesso punta ai giovanissimi dando alla birra, ai superalcolici, quella patente di innocuità, di spensieratezza, che è davvero un messaggio pericoloso". A lanciare l'allarme è Gianni Testino. Secondo il vicepresidente nazionale della Società italiana di alcologia "i bambini - in questo caso viene fotografata la fascia di età tra 12 e 13 anni - non percepiscono il problema per colpa della pubblicità, che non fa disinformazione e pensa solo a far guadagnare le aziende produttrici". È un gioco senza regole, dove c'è solo un obiettivo: investire nel futuro, abituandoli a "qualche goccio" da piccoli, così da grandi saranno un buon investimento.
Dottore, i dati sono preoccupanti.
"Sconvolgenti, direi. L'indottrinano bene quando sono giovani - spiega - per poi "accompagnarli" fino all'età adulta. Il corpo si abitua all'alcol, quando si assume più avanti con gli anni il cervello lo riconosce e lo apprezza perché è rimasto gratificato da quei bicchieri. Abbiamo calcolato che ogni 13 minuti in tv c'è un approccio pubblicitario all'alcol. Una cosa pazzesca, intollerabile".
Emerge anche che l'alcol provoca danni enormi perché è il terzo fattore di rischio per morte e disabilità in Liguria.
"Duecento ricoveri ospedalieri ogni centomila abitanti, sono per cause attribuibili all'alcol - sottolinea Testino - . Il 36% sono per cirrosi epatica, il 10% per tumori maschili correlati all'abuso di alcol".
Questo è un bollettino di guerra...
"Direi proprio di sì, se aggiungiamo che un quarto degli incidenti mortali sotto i 24 anni è per colpa dell'alcol, e che per ogni decesso raccogliamo in eredità tre ragazzi disabili. E ritorniamo al messaggio pubblicitario perché il 64% dei bambini intervistati sostiene che se si beve poco si può guidare il motorino".
Quarant'anni fa quanti genitori in casa dicevano ai figli "ma bevi un po' di vino che fa buon sangue". La cultura è cambiata, c'è più informazione, eppure il detto resiste: 900 bambini hanno raccontato che hanno cominciato a bere in famiglia.
"Il fatto che il 77.5% per cento dei bambini abbiano risposto di averlo assaggiato in un contesto familiare la dice lunga sul fatto che bisogna fare ancora di più. Disponiamo di dati che riferiscono che in alcune famiglie ai bambini viene fatto assaggiare il vino anche a tre, quattro anni! Ci sono madri che bevono in gravidanza, quando allattano e i bambini nascono conoscendo già l'alcol...".
Il fumo?
"I danni che provoca si conoscono nella popolazione e vengono dati per acquisiti, quelli dell'alcol non sono ancora chiari all'opinione pubblica, tanto è vero che il 93% sono convinti che bere in gravidanza non faccia male".
Ritorniamo alla televisione. Secondo i dati forniti da questo studio, il 32,6% dei piccoli intervistati, ha raccontato di trascorrere tra 1-2 ore davanti allo schermo.
"Qui entra in gioco il cambiamento sociale. I genitori sono sempre più assenti per motivi di lavoro, i bambini rimangono in casa da soli e senza controllo. Accade anche che i genitori li mettano davanti alla tv per stare più tranquilli o che gli stessi bambini cerchino la tv perché si sentono soli".
A ruota seguono Internet, i video giochi. Ci sono casi di bambini che sono finiti in ospedale per "overdose" da play station, che hanno traumi alle dita per aver maneggiato ore e ore un joystick.
"Su 1500 intervistati, 168 giocano una volta al giorno e lo ritengo un dato preoccupante se teniamo conto che tra tv e giochi impegnano molto del loro tempo libero in queste "attività"".
"
Alcol, allarme rosso già a 12 anni
quella è l'età del primo bicchiere
Dossier della Società italiana di alcologia: il consumo inizia prestissimo. "L'effetto della pubblicità è devastante, in tv ogni 13 minuti uno spot". Gianni Testino: nell'opinione pubblica non c'è ancora percezione reale del danno. E la dipendenza comincia troppo presto di STEFANO ORIGONE
A BERE si comincia presto. A dimostrarlo, la fotografia scattata dalla Società italiana di alcologia. Secondo la relazione che la sezione Ligure consegnerà il 12 aprile all'Istituto superiore di sanità, su un campione di 1500 ragazzini tra 12-13 anni di scuole del centro, Cornigliano, Voltri, Sampierdarena e Struppa, 1160 (77,3%) hanno dichiarato di aver bevuto sostanze alcoliche almeno una volta.Non stupisce che la percentuale sia suddivisa in modo equo tra maschi e femmine (608 i primi, 552 le bambine), preoccupa invece un altro dato: di questi, 900 su 1160 (il 77,5%) ha rivelato di averlo assaggiato in un contesto familiare. I ragazzini sono stati intervistati in forma anonima per tre mesi, da ottobre dell'anno scorso a febbraio. Il 18,1%, 220 su 1160, ha fatto il primo assaggio a 13 anni, mentre il 17,2 a 12 (200). Ovviamente, la percentuale cala andando verso il basso, con il 15% dei bambini di 11 (175) e il 12,9 di quelli di 10 (150).
È, tuttavia, inquietante il fatto che in questa statistica ci siano anche i bambini di 5 anni, che occupano il 9° posto con il 3,8%: in 45 hanno detto di conoscere già l'alcol. Lo studio condotto dal dottor Gianni Testino, epatologo dell'ospedale San Martino e vicepresidente nazionale della Società italiana di alcologia con Ornella Ancarani, caposala del San Martino e membro del direttivo, penetra in modo profondo nel fenomeno e lo scandaglia in tutte le sue più piccole sfaccettature.
Emerge, quindi, che dei 1160 ragazzini che hanno assaggiato una volta bevande alcoliche, 495, quindi il 42,6% (299 maschi e 196 femmine) ha continuato a bere regolarmente con queste modalità: 252 (21,5) una volta al mese, magari andando a mangiare una pizza con gli amici, il 21% tutte le settimane. "Un dato enorme", afferma Testino. Dei ragazzini che hanno bevuto tutte le settimane, quindi 243, il 10% (115) non può più fare a meno di bere tutti i giorni. Gli studenti sono stati "interrogati" non solo su quanto bevono, ma su quali conseguenze negative pensano che possa provocare l'alcol. Ebbene, il 64,4%, che vuol dire 970 su 1500, ha risposto che "se si beve poco si può tranquillamente guidare il motorino".
Un concetto di sottovalutazione del pericolo e di poca conoscenza dei danni che può causare l'alcol, vedendo anche che il 20,6% (310) ha dichiarato che "bere moderatamente può far bene". Questa situazione è dovuta anche ai messaggi distorti che lancia la televisione. Lo si capisce leggendo che il 23% (347) ha risposto di essere "entusiasta della pubblicità a favore delle bevande alcoliche". Auto che sfrecciano, birra che scorre a fiumi, sono un lasciapassare psicologico, tanto che il 20% non ha avuto problemi a dire che ha guidato anche senza patentino.
L'indagine della sezione ligure della Società italiana di alcologia, ha puntato anche a capire come trascorrono il loro tempo i ragazzini tra 12 e 13 anni e il loro rapporto con la televisione. Anche in questo caso, i dati devono far riflettere. Il 32,6% (488 su 1500) ha spiegato che passa 1-2 ore al giorno davanti a uno schermo. C'è chi tocca il picco di tre ore (395, il 26,3%), ma anche chi rimane incollato per quattro ore: 305 (20,3%).
Infine, alla relazione è stata aggiunto anche il capitolo che riguarda videogiochi e Internet. Il fatto che l'11,2 degli intervistati abbia detto di giocare tutti i giorni, non è un elemento da sottovalutare perché vuol dire che tra tv, chat, social forum, il tempo per fare attività fisiche e leggere un libro che non sia di scuola è ridotto al minimo.
"La pubblicità spesso punta ai giovanissimi dando alla birra, ai superalcolici, quella patente di innocuità, di spensieratezza, che è davvero un messaggio pericoloso". A lanciare l'allarme è Gianni Testino. Secondo il vicepresidente nazionale della Società italiana di alcologia "i bambini - in questo caso viene fotografata la fascia di età tra 12 e 13 anni - non percepiscono il problema per colpa della pubblicità, che non fa disinformazione e pensa solo a far guadagnare le aziende produttrici". È un gioco senza regole, dove c'è solo un obiettivo: investire nel futuro, abituandoli a "qualche goccio" da piccoli, così da grandi saranno un buon investimento.
Dottore, i dati sono preoccupanti.
"Sconvolgenti, direi. L'indottrinano bene quando sono giovani - spiega - per poi "accompagnarli" fino all'età adulta. Il corpo si abitua all'alcol, quando si assume più avanti con gli anni il cervello lo riconosce e lo apprezza perché è rimasto gratificato da quei bicchieri. Abbiamo calcolato che ogni 13 minuti in tv c'è un approccio pubblicitario all'alcol. Una cosa pazzesca, intollerabile".
Emerge anche che l'alcol provoca danni enormi perché è il terzo fattore di rischio per morte e disabilità in Liguria.
"Duecento ricoveri ospedalieri ogni centomila abitanti, sono per cause attribuibili all'alcol - sottolinea Testino - . Il 36% sono per cirrosi epatica, il 10% per tumori maschili correlati all'abuso di alcol".
Questo è un bollettino di guerra...
"Direi proprio di sì, se aggiungiamo che un quarto degli incidenti mortali sotto i 24 anni è per colpa dell'alcol, e che per ogni decesso raccogliamo in eredità tre ragazzi disabili. E ritorniamo al messaggio pubblicitario perché il 64% dei bambini intervistati sostiene che se si beve poco si può guidare il motorino".
Quarant'anni fa quanti genitori in casa dicevano ai figli "ma bevi un po' di vino che fa buon sangue". La cultura è cambiata, c'è più informazione, eppure il detto resiste: 900 bambini hanno raccontato che hanno cominciato a bere in famiglia.
"Il fatto che il 77.5% per cento dei bambini abbiano risposto di averlo assaggiato in un contesto familiare la dice lunga sul fatto che bisogna fare ancora di più. Disponiamo di dati che riferiscono che in alcune famiglie ai bambini viene fatto assaggiare il vino anche a tre, quattro anni! Ci sono madri che bevono in gravidanza, quando allattano e i bambini nascono conoscendo già l'alcol...".
Il fumo?
"I danni che provoca si conoscono nella popolazione e vengono dati per acquisiti, quelli dell'alcol non sono ancora chiari all'opinione pubblica, tanto è vero che il 93% sono convinti che bere in gravidanza non faccia male".
Ritorniamo alla televisione. Secondo i dati forniti da questo studio, il 32,6% dei piccoli intervistati, ha raccontato di trascorrere tra 1-2 ore davanti allo schermo.
"Qui entra in gioco il cambiamento sociale. I genitori sono sempre più assenti per motivi di lavoro, i bambini rimangono in casa da soli e senza controllo. Accade anche che i genitori li mettano davanti alla tv per stare più tranquilli o che gli stessi bambini cerchino la tv perché si sentono soli".
A ruota seguono Internet, i video giochi. Ci sono casi di bambini che sono finiti in ospedale per "overdose" da play station, che hanno traumi alle dita per aver maneggiato ore e ore un joystick.
"Su 1500 intervistati, 168 giocano una volta al giorno e lo ritengo un dato preoccupante se teniamo conto che tra tv e giochi impegnano molto del loro tempo libero in queste "attività"".
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